Con Progettazione partecipata, si intende la Progettazione che prevede la partecipazione anche di coloro che saranno i fruitori dell’oggetto o del luogo che si sta progettando.
Sebbene sulla carta possa sembrare qualcosa di estremamente facile, nell’esecuzione in realtà presenta tutta una serie di criticità.
Fra tutte, coinvolgere una comunità interessata alla risoluzione di un problema; sebbene assistita e pianificata da addetti ai lavori come designer, makers, e policy makers non è mai cosa facile. Osservare una problematica con gli occhi di tutti gli attori coinvolti non è sempre facile per chi si affaccia per la prima volta alla progettazione e dunque richiede spesso grosso sforzo progettuale da parte di chi guida il processo e conosce bene la metodologia e gli obiettivi da raggiungere.
In particolare, il progetto open rampette si inserisce all’interno di uno scenario estremamente conflittuale: da un lato i negozianti che sono costretti ad adeguare il loro negozio alle nuove norme di accessibilità introdotte dal comune di Milano, dall’altra persone con disabilità gravi che da sempre si scontrano con scalini troppo alti e macchine parcheggiate sulle rampe.
Come fare a creare un dialogo tra le due realtà che porti ad un confronto serio con finalità progettuale e non si risolva in una faida al fulmicotone con toni da Porta a Porta?
La strategia proposta è stata quella di costruire un livello astratto di storytelling che potesse raccontare ai negozianti il punto di vista delle persone con disabilità motorie e viceversa. Sono stati creati due personaggi immaginari: Minerva (tra le altre cose dea del commercio nella mitologia romana) proprietaria di una vineria di qualità e attenta alla sua clientela, e Dioniso (l’equivalente di bacco nella mitologia greca) intenditore di vini per eccellenza, banditore di feste e cliente con una disabilità motoria.
Nello specifico la storia di Dioniso e la storia di Minerva sono state scritte per mantenere un livello di facile comprensione durante l’introduzione dei temi ai partecipanti e, di fatto, utilizzate per cercare di smussare l’ambivalenza (potenzialmente traducibile in antagonismo) tra persone con disabilità che chiedono la tutela dei propri diritti e commercianti che vedono una scomoda imposizione da parte della municipalità.
Puoi leggere quì la storia di Dioniso, e qui la storia di Minerva.
Alle prossime puntate!